Alzi la mano chi non ha sentito parlare almeno una volta di turismo esperienziale, specialmente se si lavora in una qualsiasi struttura ricettiva.
Ora questo post non vuole essere troppo polemico, però un po’ anche sì.
Già da prima di questa tragedia del Covid, alcuni guru avevano sulla bocca solo questa parola: turismo esperienziale.
La tua struttura offre un’esperienza? Dai al cliente quel quid in più perché possa tornare da te? Ti sceglierà di nuovo?
(Dipende dico io, perché se il cliente è australiano ed è venuto in Italia a fare un viaggio che fai una volta nella vita, dubito che tornerà il prossimo anno sempre nella mia struttura, ma vabè, procediamo oltre!)
Procediamo per gradi, che cos’è quest’ultima invenzione?
Cercherò di spiegarvelo accompagnando ai testi delle immagini del mitico ragionier Fantozzi, idolo della mia infanzia.
Definizione di Turismo Esperienziale (secondo i GURU!)
Il Turismo Esperienziale è un tipo di turismo che si presenta per tutti quei clienti i quali sono alla ricerca di un’esperienza completa affidata a dei pacchetti elaborati ingegnosamente da abili albergatori (e spesso, anche da incapaci mentitori, vorrei aggiungere).
Questo tipo di soggiorno prevede infatti la vendita di un’esperienza, come la scoperta di un territorio, di una cultura o un’usanza locale che arricchisca l’esperienza di soggiorno promettendo di renderla unica e indimenticabile.
Desidero ora mettere i puntini sulle i su quello che sta diventando un toro imbizzarrito e sta sfuggendo al controllo del mercato, analizzando i requisiti fondamentali per potersi permettere di offrire un’esperienza.
Contiamo fino a 10: abbiamo veramente da offrire un’esperienza?

Prima ancora di decidere quale sia il nome accalappia-clienti che desideriamo utilizzare per la nostra promozione esperienziale, direi innanzitutto di considerare la nostra struttura e porci la domanda:
ho un’esperienza da turismo esperienziale da proporre? Come? Cosa?
Il territorio offre davvero qualcosa?
Il più classico dei soggiorni esperienziali proposti è quello della scoperta del territorio, attraverso escursioni immerse nel verde, visite di spiagge meravigliose o paesaggi montani mozzafiato.
Dovremmo pertanto considerare la nostra area geografica, i posti che possiamo consigliare e se possiamo essere dei Virgilio per i nostri Dante Alighieri che verranno in struttura.
Inutile precisare che se stiamo in periferia a Rho, in una zona industriale oppure accanto alla tangenziale di una grande città questo tipo di soggiorno va escluso.
Il cibo è all’altezza?

Il cibo è fondamentale, specialmente quando si parla di cibo italiano dove le aspettative sono sempre maggiori.
Essendo in Italia questa domanda possiamo renderla maggiormente approfondita, diramiamola in due casi, se abbiamo clienti per la maggior parte esteri, allora possiamo considerare anche una pizza al forno a legna o una tagliata cotta sulla brace come esperienza culinaria, per questi clienti sarebbe comunque un piacere ed un alto gradimento poter mangiare i nostri piatti, seppur semplici.
Il discorso cambia se ci proponiamo ad un pubblico italiano: in tal caso dovremmo farci la domanda: ho dei piatti tipici per i quali posso regalare un soggiorno esclusivo?
Sono in contatto con produttori della mia zona, che mi forniscono materie prime di qualità assoluta?
Anche in questo caso, se non vogliamo far brutte figure, evitare tentativi goffi e inadeguati.
Che tipo di attività offro?
Altro possibile pacchetto da includere nelle nostre offerte esperienziali.
Magari potremmo proporre una passeggiata a cavallo tra le nostre colline, una gita guidata in montagna o tra i monumenti della città, magari anche una visita ad un museo dell’arte (in Italia possiamo trasformare in arte anche i tombini!), ma molto spesso queste esperienze sono comunque correlate al punto 1, perciò, prima di avventurarsi, leggere attentamente le controindicazioni e riconoscere eventuali limiti.
In alcuni casi, infine, vengono proposte delle esperienze culturali di attività manuali, come ad esempio lavorazione della ceramica, del vetro, scuole di cucina e di cucito, badate però a non rendere tale esperienza noiosa, questo è fondamentale per non sfociare nel ridicolo causando un effetto distorto di vacanza per i vostri clienti!
Il secondo crocevia: abbiamo uno staff all’altezza? Come presentiamo le offerte?

Avendo analizzato il primo scoglio del turismo esperienziale, vorrei concentrarmi ora su un aspetto fondamentale se desideriamo farci pionieri di questa moda (sì, me lo sentirete dire all’infinito, si tratta solo di una fissa che scomparirà appena passerà qualche mese dalla fine del covid e le cose si sistemeranno).
Il nostro staff è pronto ad una simile attenzione nei confronti della clientela?
Se state pensando che mostrarsi gentili e sorridenti per questo genere di attività fosse sufficiente, non è proprio il caso che intraprendiate questa strada.
Il cliente che seleziona questo tipo di viaggio pretende attenzioni, risposte, consigli, spunti su come godere del proprio soggiorno, non sono pertanto sufficienti 4 indicazioni che è possibile reperire da soli con una ricerca di 5 minuti su TripAdvisor.
Così come non è sufficiente avere un comportamento professionale con il cliente al momento del check-in, si deve cercare di instaurare un rapporto, una simpatia tra receptionist e alloggiato, che possa tramutarsi in conversazioni di qualche minuto e scambi di opinioni, anche su temi d’attualità o semplicemente in campo vacanziero.
Dunque formate il vostro staff e anzi, siate i primi a imparare il significato di accoglienza calda e coinvolgente, per avere successo con questo tipo di percorso.
Passiamo infine al tema che ritengo punto dolente, molto spesso trascurato.
Il sito è rimasto ai tempi di Windows XP?
Il nostro sito internet è adeguatamente figo per corrispondere alla giusta presentazione delle nostre promozioni esperienziali?
Avere un sito trascurato, brutto, non aggiornato o poco user-friendly può compromettere tutte le nostre buone intenzioni: magari siamo sopravvissuti con successo ai primi punti elencati sopra per poi renderci conto che accedendo al nostro sito sembra più quello di una vecchia fattoria degli anni 2000, più che di un resort esclusivo o un hotel di lusso.
E’ quindi questo il caso di chiedersi: come possono dei clienti interessarsi alle mie offerte se non li faccio comprare con gli occhi, prima ancora che con il portafogli?
Abbiate cura della vostra locandina web, queste esperienze non le cercheranno sicuramente gli abitanti del luogo!
Conclusioni sul turismo esperienziale
Concludo la mia analisi con un augurio a tutti i guru del turismo esperienziale.
Se volete farlo, fatelo bene e con consapevolezza, senza millantare servizi e offerte che non avete, finirete con screditare tutta la categoria altrimenti.
E quando finalmente tornerete coi piedi in terra chiamando semplicemente le vostre offerte “pacchetti promozionali”, fate un fischio!

Mi chiamo Roberto, lavoro come receptionist e sono da sempre appassionato di ospitalità ma anche di tecnologia e software, un po’ nerd.
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